Formare i dipendenti, o occuparsi di aggiornare le loro competenze digitali, è fondamentale per le aziende, quindi la formazione deve essere un’attività fatta con impegno e continuità. Secondo una ricerca condotta da una società belga su 255 aziende europee fino a 10.000 dipendenti, per il 74% la formazione del personale rimane una priorità massima. Quasi tutte sono disposte a investirci denaro: il 91% dice che il budget destinato alla formazione resterà quello di sempre o verrà addirittura aumentato. In Italia, però, c’è un problema: una persona su due pensa che manchi una formazione personalizzata, coerente con le esigenze, i compiti e le sfide del singolo dipendente.
Bisogna fare di più e meglio. In un mondo sempre più digitalizzato, i dipendenti di qualsiasi azienda non possono non avere almeno le competenze digitali di base, cioè tutte quelle conoscenze e capacità che permettono di usare in modo sicuro e consapevole le tecnologie. Se non ce le hanno, o non possiedono quelle adatte a svolgere il proprio ruolo, l’imprenditore si deve dare da fare per risolvere il problema. Invece di allontanare chi non ha questi strumenti, deve provvedere al reskilling. In altre parole deve fare in modo che la persona che lavora per lui apprenda nuove abilità o competenze per svolgere un diverso tipo di lavoro o per adattarsi alle nuove esigenze o tecnologie del proprio ruolo professionale.
Un altro strumento da dare al dipendente per rendere il suo lavoro migliore (e quindi per migliorare complessivamente l’andamento dell’impresa) è l’upskilling. A differenza del reskilling, è più focalizzato sull’espansione delle competenze già esistenti.
Per esempio un professionista del marketing potrebbe fare upskilling imparando nuove tecniche di analisi dei dati per migliorare le sue strategie. O un ingegnere per apprendere le ultime tecnologie.
Reskilling e upskilling convengono all’azienda e convengono al dipendente. Investire in formazione e aggiornamento formativo è sempre la scelta giusta.