Vi racconto un pezzo della mia vita che mi ha segnato molto.
Nel 2012 ho pubblicato una ricerca che approfondiva per la prima volta il tema dei finti follower.
Ne hanno parlato i principali giornali internazionali, dal Financial Times, all’Economist (nella rubrica di Shumpeter), New York Times e altri, evidenziando gli aspetti innovativi del lavoro che ho reso pubblico.
Le conseguenze sono state dirompenti, da ogni punto di vista, positivo e negativo.
Nel mondo hanno iniziato a darmi credito e si sono aperte le porte del mondo accademico britannico.
In Italia ho perso un cliente. Quando dai risultati è emerso che un’azienda era tra i primi per fake follower, ho dovuto decidere cosa fare. Non ho avuto dubbi e ho pubblicato comunque la ricerca col loro nome.
Ovviamente ciao cliente. Ma prima veniva l’onestà e l’etica.
Secondo Academia.edu, a distanza di più di dieci anni, continua a essere citata in molte ricerche scientifiche, come la prima sul tema.
Ma soprattutto ho dovuto portare la mia famiglia in un luogo sicuro per un po’, perché alcuni sostenitori di una parte politica, finita tra i primi risultati dell’analisi, avevano minacciato me e la mia famiglia.
È in quel momento che ho deciso di trasferirmi a Londra definitivamente.
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