L’Italia è il secondo mercato di robot più grande in Europa dopo la Germania ed è al sesto posto nella classifica mondiale. È un risultato importante, frutto della nostra esperienza nella produzione di macchinari industriali, ma non dobbiamo fermarci qui: si deve continuare a promuovere la ricerca, la sperimentazione di nuove tecnologie digitali e soprattutto la formazione, perché è indispensabile avere nuove competenze per gestire queste macchine.
Sono circa 20 milioni i robot sparsi nel pianeta e, di questi, oltre 3 milioni lavorano nelle fabbriche. In Italia il 2021 è stato un anno record, con oltre 14.000 robot installati negli stabilimenti (il 65% in più rispetto al 2020). La Federazione Internazionale della Robotica prevede che il numero crescerà ancora, da noi come nel resto del mondo.
Stiamo utilizzando i robot in quasi tutti i settori: automobilistico, aeronautico, elettronico, farmaceutico, sanitario, alimentare. I più venduti sono gli articolati, o antropomorfi, cioè quelli che possono riprodurre quasi tutti i movimenti di un braccio umano: servono soprattutto per manipolare materiali, per carico e scarico e per impilare le merci sui pallet, ma anche per saldare e assemblare. Negli ultimi anni si impiegano sempre di più i robot collaborativi, quelli adatti a lavorare a stretto contatto con un operatore umano.
Oggi i robot sono più affidabili ed accessibili anche per le piccole e medie imprese. Eppure nel 2022 in Italia solo il 14% delle PMI aveva introdotto robot in azienda. Le ragioni sono sostanzialmente due: sono molto costosi e, per farli lavorare, occorre avere competenze specifiche. Ecco perché bisogna aumentare e migliorare la formazione tecnologica e digitale: le scuole e le università devono preparare gli studenti all’automazione robotica su larga scala, le aziende private devono impegnarsi per la formazione dei dipendenti. In futuro ci saranno molti robot che svolgeranno compiti al posto nostro: dobbiamo riuscire a fare di loro i nostri migliori alleati.