Il Garante per la protezione dei dati personali torna a contestare quello che fa OpenAI, la società che gestisce la piattaforma di intelligenza artificiale ChatGPT. Dopo un’indagine iniziata a marzo 2023, le ha inviato una notifica per aver violato le regole su raccolta e trattamento dei dati personali usati nell’addestramento di ChatGPT. Ha fatto bene: la società evidentemente continua a fare pesca a strascico delle informazioni personali che noi stessi immettiamo nella piattaforma ogni volta che la usiamo, senza trasparenza e senza seguire le regole del GDPR, il regolamento europeo che serve proprio a proteggere la nostra privacy.
Già un anno fa il Garante era intervenuto con il “blocco” del trattamento dei dati e contestando la mancata verifica dell’età degli utenti; l’azienda aveva quindi deciso autonomamente di chiudere l’accesso al servizio dall’Italia, per poi riaprirlo dopo circa un mese con delle modifiche di funzionamento. Evidentemente, ad oggi, le cose non sono cambiate.
Per esempio ChatGPT è riservato a persone di almeno 13 anni, come è specificato nei termini d’uso pubblicati da OpenAI, ma secondo il garante l’autocertificazione dell’età tramite un click non è sufficiente. OpenAI aveva promesso di realizzare un controllo adeguato entro settembre 2023, ma non l’ha ancora fatto.
QUI IL POST in cui avevo spiegato in 10 punti la questione di allora.