Servono più investimenti in sicurezza e tanta formazione all’uso consapevole del digitale per evitare gli attacchi informatici. L’Italia continua a essere il quarto Paese al mondo e il primo in Europa più colpito dai malware, i software malevoli capaci di insinuarsi nei nostri computer, nei nostri cellulari e nelle nostre reti (aziendali e private) per rubare dati personali e danneggiare i sistemi.
Il numero di malware rilevati nel 2022 ha sfiorato i 247 milioni, secondo un recente rapporto, con un aumento impressionante, del 300% rispetto all’anno precedente. Dobbiamo agire subito. Le aziende devono investire di più per proteggersi: il rapporto tra la spesa per la sicurezza informatica e il PIL (prodotto interno lordo, l’intera ricchezza prodotta dal Paese) è molto più basso rispetto alle altre grandi economie mondiali. Oltre a questo, è necessario che aiutino i dipendenti a imparare di più e meglio il digitale. Più in generale, tutti i cittadini devono sapere bene cos’è e come utilizzarlo in modo sicuro.
Solo un italiano su due, ricorda l’Ocse, è in grado di usare Internet in maniera complessa e diversificata. Tra i due, colui che non sa farlo, finirà più facilmente vittima di truffe online e soprattutto di malware, che ci può contagiare tramite web, messaggi di posta elettronica, documenti allegati, indirizzi web malevoli, messaggi istantanei, SMS.
Chi non ha ricevuto la giusta formazione molto spesso non sa riconoscere i segnali di un attacco malware (come ad esempio prestazioni del computer che iniziano a diminuire, schermo che si riempie di messaggi pubblicitari, sistema che si blocca in continuazione). E, ovviamente, chi ignora le regole e il funzionamento del digitale, potrebbe non sapere come rimuovere il malware o nemmeno se è possibile farlo. Nella lotta agli attacchi informatici il primo passo è la consapevolezza.