Blocco ChatGPT in Italia.
Ecco 10 punti che non sono chiari a tutti:
1) Il Garante NON HA BLOCCATO l’accesso a ChatGPT. Ha “bloccato” il trattamento dei dati. In sostanza loro avevano 20 giorni per chiarire e anche in caso di non risposta ci sarebbero state altre procedure prima di arrivare EVENTUALMENTE ad un blocco dell’accesso.
2) ChatGPT ora non è accessibile dall’Italia in quanto sono stati loro a decidere di “spegnerlo” in Italia. Nessuno glielo ha ordinato.
3) Se ChatGPT ha deciso di “spegnere” autonomamente l’accesso in Italia, invece di dare chiarimenti al Garante, a pensar male viene in mente che evidentemente non stavano gestendo in dati nel rispetto della legge. Avrebbero potuto tenere aperto, dare spiegazioni al Garante sul fatto che in realtà stavano facendo tutto nel rispetto della legge. Invece hanno chiuso… Vedremo cosa risponderanno quindi…
4) Quando il Garante parla di trattamento dei dati personali non si riferisce alla email e password inserite dalle persone, ma soprattutto al fatto che abbiano raccolto a strascico dati su chiunque dal web senza farlo come invece prescrive la legge. Il problema è enorme. Di scala mondiale.
5) Un altro problema sollevato dal Garante è che i dati raccolti vengono rielaborati senza tutelare le persone. Per cui, per esempio, chiunque potrebbe vedere il proprio nome associato a qualcosa di diffamatorio, senza alcun controllo e senza alcuna possibilità di modificare l’errore. Sono molti i casi in cui incensurati sono stati descritti come pregiudicati. Se capitasse a me non mi farebbe piacere. Immaginate se li dentro ci fosse vostro figlio, minorenne, col suo nome associato a cose terribili, quando lo si cerca o lo si nomina in un chat in tutto il mondo…
6) La percezione del valore della privacy credo sia ai minimi termini e quindi in generale le persone spesso sottovalutano il problema, in quanto astratto e apparentemente solo fonte di problemi per l’utente. Il Garante protegge anche chi non capisce cosa stiano proteggendo e perché. è il bello delle istituzioni e della civiltà.
7) Il punto non è “ah, ma tanto accedo con una VPN e risolvo”. Sarebbe un po’ come dire: “La legge vieta la vendita di alcool a mio figlio di 5 anni? Chissenefrega, io sono furbo e glielo compro io, così li frego!”. Non freghi loro, freghi te stesso (e tuo figlio).
8) Manca la percezione di cosa faccia davvero il Garante. Per esempio molti non sanno che non ha alcun potere diretto sul Registro delle Opposizioni. Per cui il fatto che non funzioni e che molti non riescano a uscire dal “giro” delle chiamate selvagge, non ha a che fare con ciò che è nei poteri dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali.
9) La questione non ha a che fare con “l’arretratezza del Paese, antitecnologico”. Anzi, al contrario, sui temi della privacy siamo sempre stati molto avanti e questo provvedimento è la dimostrazione di quanto invece l’Italia su questi temi abbia compreso prima di altri paesi la complessità del problema e abbia agito anticipando altri. Non mi stupirebbe se a catena arrivassero altri paesi a fare le stesse richieste a ChatGPT e loro chiudessero anche in quei paesi.
10) Chiudo con una considerazione personale: vogliamo progettare l’innovazione in sicurezza o no? La privacy deve essere “by design”, come si dice. Ovvero deve essere parte del prodotto. Così come lo è oggi la sicurezza in un’automobile. Quando la progettano pensano alla sicurezza. Non fanno una macchina pensando a tutto il resto e poi solo alla fine mettono tanti cuscini intorno per risolvere il fatto che non sia stata progettata pensando a tutelare la vita dei passeggeri.
Questo vale anche per altri temi che non hanno a che fare con questo provvedimento ma che dovrebbero essere altrettanto importanti. Per esempio l’etica by design. La trasparenza degli algoritmi e dei dati con cui vengono generate le risposte. Il copyright correlato. E altri mille temi che a volte sfuggono ai non addetti ai lavori, ma che è giusto che non sia così per le istituzioni e le autorità preposte per tutelare i cittadini.