I videogiochi possono essere un’occasione di intrattenimento per chi li usa, un laboratorio di creatività per chi ci lavora e, allo stesso tempo, possono dare un contributo all’economia del nostro Paese, alla nascita di nuove competenze digitali e alla creazione di posti di lavoro. Nel 2022, dice il rapporto annuale del mercato e dell’industria del gaming italiano, le imprese di videogiochi hanno prodotto un giro di affari di oltre 2 miliardi di euro. Ad alimentarlo i nostri 14 milioni di videogiocatori, con età media di 19 anni, che per giocare usano principalmente i dispositivi mobili, seguiti da consolle e PC.
Per soddisfare questi ragazzi (e non solo) in cerca di divertimento, sono aumentati i professionisti del settore: oggi sono circa 2400. Le prospettive sono positive: oltre due terzi degli operatori nel mondo dei videogiochi ha intenzione di assumere o avviare collaborazioni nel corso di quest’anno e nel prossimo.
È importante sostenere l’industria dei videogiochi, anche perché è composta in prevalenza da giovani che vogliono fare del digitale il loro lavoro: l’83% degli addetti è sotto i 36 anni ed ha elevate competenze specialistiche nell’arte, nella tecnologia e nel design. Le imprese italiane di videogiochi sono ancora poche rispetto ai colossi asiatici o statunitensi, ma si stanno dando da fare. Il digitale crea intrattenimento e lavoro.