I fanatici del mondo crypto hanno fatto un altro danno.
Hanno scippato la definizione web 3.0 a Tim Berners Lee e gli hanno dato un significato completamente diverso dall’originale.
Per noi studiosi del settore, nel 2007 è nato il web semantico, il Web 3.0. Ne parlai anche nel mio libro Impresa 4.0 (2008, Pearson – Financial Times), in quanto rappresentativo dell’evoluzione in corso. Peraltro mai compiuta per una serie di ragioni che non sono oggetto di questo post.
Poi nel 2014 sono spuntati alcuni parvenue (rispetto a Tim sicuramente), che hanno sparato il termine “web3” per definire il LORO mondo fuffachain e tutte le fantasie di decentralizzazione che poi sono morte di fatto. Ora per accedere al mondo “decentralizzato” nel 99.9% dei casi si usa un web server e un database tradizionale e centralizzatissimo…
Ora usano indifferentemente sia web3, sia Web 3.0, per definire il fuffamondo, rubando, credo per ignoranza, il significato originale del termine.
Come dicono i fuffaguru “studiaaaaahh!”, ecco, ma magari iniziando da un corso universitario di Comunicazione Digitale.
Poi se si vuole disquisire di blockchain e database, un corso di informatica o ingegneria informatica non sarebbe male.
Non si capisce come sia potuto succedere, ma da qualche anno sono i markettari che dicono agli informatici quale tecnologia bisogna usare, in funzione delle mode che piacciono a loro.
Un po’ come se andassero di moda le ali di gabbiano e quelli del marketing dicessero agli ingegneri areonautici di metterle sugli aerei di linea in quanto saranno il futurooooh!