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Innovazione al Sud: dobbiamo sostenerla perché non sia fatta di casi isolati

A Catania si lavora al “Greentech Mediterranean Innovation Hub”, un grande centro per la sperimentazione delle tecnologie applicate all’agricoltura: è solo una delle iniziative più recenti di innovazione al Sud.  Ma ce ne sono altre. Il Mezzogiorno vuole crescere: l’intenzione di fare c’è, le competenze, in molti casi, anche. Bisogna però fare in modo che i progetti come quello di Catania si realizzino e non siano casi isolati. Bisogna creare un ambiente adatto per i ricercatori e per le imprese. Perché un Sud più innovativo e digitale non porta vantaggi soltanto a chi ci abita, ma a tutto il Paese.

L’intenzione, dicevo, c’è: secondo un rapporto dell’Area Studi di Mediobanca, tre imprese del Mezzogiorno su quattro vogliono investire nel digitale entro il 2024. Ci sono già iniziative in questo senso: Bari, per esempio, vuole diventare una smart city e pensa a un sistema telematico per gestire le autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico e a nuovi contrassegni di passo carrabile “intelligenti” con tag RFID integrati. Al Sud il digitale si mette anche nel caffè: una grande azienda usa l’Internet delle Cose per monitorare e gestire la produzione, garantendo la qualità e la tracciabilità del prodotto.

Ci sono poi diversi imprenditori che stanno sperimentando la smart agriculture, cioè l’uso di Internet delle Cose e sensori per monitorare le colture, migliorare l’irrigazione e controllare la fertilità del suolo. Altri che lavorano nel turismo, ovviamente un settore di punta perché stiamo parlando di territori ricchi di bellezze naturali e culturali, propongono applicazioni e piattaforme digitali per informare sui luoghi da visitare, suggerire itinerari e consentire prenotazioni online. In Puglia c’è PostPickr che per prima, in Italia, ha sviluppato un software per il social media management oggi molto utilizzato. Inoltre un numero crescente di imprese locali sta adottando soluzioni di eCommerce per vendere i propri prodotti online.

Al Sud si sperimentano anche innovazioni tecnologiche in campo energetico: a San Giovanni a Teduccio a Napoli è nata una delle prime comunità energetiche italiane che consente ai residenti di condividere l’energia raccolta tramite i pannelli solari sui tetti. Sempre nel capoluogo partenopeo si lavora per realizzare il primo computer quantistico italiano.

Perché questi progetti si moltiplichino servono più infrastrutture digitali, più connettività, accesso a reti mobili avanzate come il 5G, ma anche tanta formazione e sviluppo delle competenze digitali. Università, imprese e istituzioni devono continuare a collaborare. Soprattutto è importante diffondere una cultura dell’innovazione: questo vuol dire favorire l’apertura al cambiamento, sostenere chi decide di fare impresa, incoraggiare le persone a sperimentare e ad accettare il rischio. Solo così il Sud sarà sempre più innovativo.

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